#ThatNotSoShortReview: Il circo della notte – Erin Morgenstern

{:it} 5/5

Care lettrici e cari lettori,

il mio primo articolo/recensione/sclero arriva due mesi dopo aver deciso di aprire un blog. Diciamo che la quarantena, per quanto sia una persona introversa e abbia comunque continuato a lavorare da casa, mi ha buttata parecchio giù.

Ma finalmente, e per (s)fortuna, eccomi qui, a parlarvi di uno dei primi titoli che ho letto nel 2020. Ho finito questo libro a Gennaio e, nonostante siano trascorse settimane e settimane dalla lettura, non ho ancora trovato le parole giuste per parlarne. L’ho amato talmente tanto che non riesco a formare pensieri coerenti per esprimere esattamente quanto. Amo questo libro. Lo amo. È salito a mani basse nell’Olimpo dei miei libri preferiti, quelli che rileggerei ogni anno senza mai stancarmi, stupendomi e innamorandomi ancora come fosse la prima volta – miseriaccia, cosa non darei per rileggerlo per la prima volta! Lo amo così tanto che, infatti, questa recensione sarà soltanto un insieme di sinonimi random di “amare”, perché sono ancora in hangover. Siete avvertiti: non sarà una recensione imparziale.

Preciso che ho letto il libro in lingua originale; non so se la traduzione italiana sia buona o meno, dunque ogni mio giudizio sullo stile di scrittura si basa sulla versione inglese.

Dalla trama ufficiale:

Appare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l’insegna in bianco e nero che dice: “Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all’aurora”. È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l’umana fantasia dispiega l’infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l’albero dei desideri, il giardino di ghiaccio,.. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all’unico scopo di dimostrare una volta per tutte l’inferiorità dell’avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l’uno dall’altra: l’amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.

Iniziamo dalla copertina perché, anche se so che un libro non si giudica dall’aspetto esteriore, questo fa un’eccezione. Nell’edizione italiana mancano le silhouette di Marco e Celia (che ho incorniciato in una stampa sopra il mio letto perché sono troppo belli), ma contiene tutta la magia e gli elementi del libro: il bianco e il nero, il rosso (importantissimo!), l’orologio, la mano che tiene in piedi il circo e lo crea. È fantastica.

Lo sviluppo della storia è molto lento e ogni capitolo non solo salta di personaggio in personaggio, ma anche nel tempo. Può sembrare un po’ confusionario, all’inizio, e può tagliare il ritmo, ma pone talmente tante domande che ti costringe ad andare avanti, pagina dopo pagina. Può non essere per tutti, ma io adoro le storie lente, che gettano le basi per un racconto pieno di sorprese e magia. Ci sono, inoltre, parecchi elementi di presagio sparsi qua e là, che aumentano le domande e la necessità di avere risposte, capitolo dopo capitolo. Verso la fine ero così tesa che ho dovuto bloccare la lettura per prendere un bel respiro e calmarmi un po’. L’effetto oppiaceo che questo libro ha avuto sul mio povero cuore e la mia psiche labile è indescrivibile.

Lo stile è impeccabile e vivido. Non avevo mai letto qualcosa che mi stuzzicasse tutti e cinque i sensi: ho percepito odori, sentito il sapore del cibo sulla lingua, mi ha solleticato le orecchie e la vista, ho toccato foglie, stoffe e boccette in vetro. È un libro talmente vivo, come il circo stesso, che è una vera e propria esperienza mistica. Questo libro non si legge: si vive. Mi sembrava di camminare tra quelle pagine e di meravigliarmi a ogni angolo. Erin Morgenstern ha un dono ed è quello di farti provare freddo quando la temperatura si abbassa, o di vedere il futuro nelle stelle quando un personaggio le legge come un libro aperto. Ci sono brevi capitoli in cui il libro si rivolge in seconda persona al lettore ed è stato davvero come visitare il circo e vivere ogni magia contenesse. Ho visto la storia svolgersi esattamente sotto i miei occhi e la voglia di visitare davvero ogni tendone e immergermi nelle illusioni era, ed è tutt’ora, fortissima.

«I would have written you, myself, if I could put down in words everything I want to say to you. A sea of ink would not be enough.»

«But you built me dreams instead.»

C’è la scena di un bacio, in particolare, che mi ha fermato il cuore per qualche istante. Ho dovuto (di nuovo) mettere giù il libro per riprendermi, perché è talmente bella, potente e tangibile che mi fa ancora rabbrividire. Ho tanta voglia di disegnarla, quella scena.

Ma è la sottile linea tra reale e illusione che è stata, per me, la punta di diamante di The Night Circus: in questo mondo alcune persone posso piegare la realtà a loro piacimento; c’è chi è nato con questo dono, chi ha dovuto impararlo sui libri; chi, invece, non crede a queste stupidaggini e preferisce lasciarsi incantare dalle acrobazie degli illusionisti in un circo, chiedendosi dove sia il trucco. Questo libro fa sognare perché ha il potere di farti credere che tutto questo possa essere reale.

I personaggi, specialmente Celia e Marco, sono credibili: hanno difetti e debolezze, commettono sbagli e hanno paura, e questo non offusca le loro forze, anzi le mette ancora più in luce. Trascorrono poche scene insieme, ma quando queste arrivano… woah. La loro relazione e competizione è nata e si è sviluppata prima ancora che potessero incontrarsi e per questo motivo ogni passo verso qualcosa di più è sinonimo di tragedia. Devono duellare a colpi di illusioni, secondo regole ben poco chiare e non scritte, finché non sarà decretato un vincitore. Ma chi decide chi vince? Quando? Come? Quali saranno le conseguenze?

Bailey, Poppet e Widget. Ho amato questi tre e l’amicizia che li lega, nonostante le differenze. Sono stati una boccata d’aria fresca tra la tensione e la tristezza. Ma non sono solo un modo per distendere le pagine con qualche minuto di spensieratezza; sono cresciuti con il circo, chi fuori e chi dentro, e hanno un ruolo cardine – anche se non lo sanno ancora.

E il circo. Dei santissimi, il circo. Le Cirque des Rêves. È il teatro della competizione. È un personaggio anch’esso, che cresce e cambia col passare degli anni e con i suoi abitanti. Ha un suo carattere, un aspetto mutevole e splendente. È forte come il vento e fragile come un castello di carte. Salta da città in città senza preavviso, compare e sparisce senza spiegazioni, ma rimane così tanto nella mente e nel cuore dei visitatori che ha addirittura i suoi fan, i rêveurs, di cui faccio orgogliosamente parte. Non voglio rovinare la sorpresa a chi non lo ha ancora letto, ma ho adorato ogni tendone – specialmente il giardino di ghiaccio. Ma anche quello con ampolle e contenitori vari (chi lo ha letto sa di cosa sono pieni).

E poi vorrei parlare dei complicatissimi Hector e Alexander, che sono la cosa che più si avvicina ai villain (anche se per me questo libro pullula di gray characters, più che di buoni e cattivi), della misteriosa Tsukiko, di quell’anima buona di Friedrick, del mio collega architetto Ethan Barris e di tutti gli altri. Ma voglio spendere qualche parola su un personaggio che mi ha lasciata perplessa (forse poco sviluppato e messo in ombra dagli avvenimenti). Sto parlando di Isobel, la cartomante. Ha un ruolo importantissimo ed è stata relegata in un angolo come il terzo incomodo. Evidenziate il testo per gli spoiler nel blocco seguente:

Isobel e il suo amore non corrisposto per Marco. Ho riflettuto a lungo sul loro rapporto e sulle colpe del mago nei suoi confronti. Ha dato il suo cuore a un uomo che non le ha mai detto di amarla, che non ha mai parlato di un futuro insieme, fin troppo occupato a vincere la sua competizione (e a fare i conti con la donna contro cui deve competere). Si sono trovati in un momento di solitudine, uniti nel conforto di aver trovato una persona con cui condividere i propri segreti e un appartamento vuoto. Si è offerta di aiutare Marco a vincere la competizione unendosi al circo nella speranza di dargli notizie sulla sua avversaria, senza rendersi conto che così facendo lo avrebbe allontanato definitivamente e avvicinato alla donna di cui si sarebbe innamorato (di cui probabilmente era già innamorato, prima ancora di incontrarla). Non voglio giustificare assolutamente il comportamento di Marco e la sua totale mancanza di rispetto nei confronti dei sentimenti genuini di Isobel, e ne pagheranno le conseguenze sia lui che il resto del circo alla fine, ma i segni erano lì, evidenti sia nei tarocchi che lei stessa ha letto, sia nei gesti di lui, ma forse invisibili agli occhi di una donna innamorata. Ci siamo passate tutte, almeno una volta nella vita, e non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Mi è dispiaciuto tanto che il suo ruolo sia stato accartocciato, pur essendo il pilastro del circo stesso. Se c’è una nota dolente in questo libro è proprio lei. Meritava di meglio.

Qualche curiosità sull’autrice

Erin Morgenstern è un’artista e scrittrice americana. Ha esordito con The Night Circus nel 2011, che ha scritto nel corso di tre NaNoWriMo (il che è di per sè incredibile, essendo questo capolavoro un romanzo d’esordio), e ha pubblicato il suo secondo libro, The Starless Sea, nel 2019, di cui parlerò più avanti. Ha un adorabile gatto di nome Vesper e potete seguirla sui social (instagram, twitter e facebook) e sul suo sito web http://erinmorgenstern.com/

Adattamento cinematografico

L’idea di trasformare The Night Circus in una pellicola è nell’aria da anni, ma sebbene il processo stia impiegando molto tempo, qualcosa si è mosso e si sta ancora muovendo. La Summit Entertainment ne acquistò i diritti prima ancora della pubblicazione; conosciamo i nomi dei produttori, Jeff Clifford e David Heyman (Harry Potter), e Richard Pine come produttore esecutivo; la sceneggiatura sarà scritta da Moira Buffini (prima stesura) e Annie Baker (seconda stesura); e abbiamo anche quello del regista, Geremy Jasper, che ha firmato nel 2019. Mi terrorizza l’idea di un film, perché ho paura che non riuscirebbe a catturare la magia di queste pagine, ma d’altra parte non sto più nella pellaccia. Capite il dilemma?

Beati voi che non avete ancora letto e potete vivere l’esperienza per la prima volta! Per chi invece lo ha letto: vi è piaciuto? No? Perché? Raccontatemelo nei commenti!

E se qualcuno di voi dovesse venire a conoscenza delle prossime tappe del Cirque des Rêves ditemelo, per favore. Ho una bella sciarpa rossa da indossare per l’occasione.

PS: una piccola curiosità per voi. Avete provato a scrivere un’email all’indirizzo che viene indicato alla fine? Vi prego, fatelo.

{:}{:en} 5/5

Dear readers,

my first post/review/madness arrives two months after I decided to start a blog. Let’s say this quarantine, even if I’m an introvert and have kept working from home, has defeated me on so many levels.

Now at last, and (un)fortunately, here I am writing about one of the first titles I read in 2020. I finished this book in January and, although weeks and weeks have passed since reading, I still haven’t found the right words to talk about it. I loved it so much that I can’t form coherent thoughts to express exactly how much. I love this book. I love it. It jumped to the Olympus of my favorite books hands down, those books that I would re-read every year without ever getting tired, amazing me and falling in love again as if it were the first time – what I would not give to read it for the first time! I love it so much that, in fact, this review will be just a set of random synonyms of “I love it” because I’m still hangover. Be warned: it will not be an unbiased review.

Just to be clear: I have read the book in the original language; I don’t know if the Italian translation is good or not, so my every judgment on the writing style is based on the English version.

The Night Circus, plot:

The circus arrives without warning. No announcements precede it. It is simply there, when yesterday it was not. Within the black-and-white striped canvas tents is an utterly unique experience full of breathtaking amazements. It is called Le Cirque des Rêves, and it is only open at night. But behind the scenes, a fierce competition is underway—a duel between two young magicians, Celia and Marco, who have been trained since childhood expressly for this purpose by their mercurial instructors. Unbeknownst to them, this is a game in which only one can be left standing, and the circus is but the stage for a remarkable battle of imagination and will. Despite themselves, however, Celia and Marco tumble headfirst into love—a deep, magical love that makes the lights flicker and the room grow warm whenever they so much as brush hands. True love or not, the game must play out, and the fates of everyone involved, from the cast of extraordinary circus performers to the patrons, hang in the balance, suspended as precariously as the daring acrobats overhead.

Let’s start with the cover because, although I know that a book cannot be judged by its external appearance, this makes an exception. The Italian edition lacks the silhouettes of Marco and Celia (which I framed in a print above my bed because they are too beautiful), but it contains all the magic and elements of the book: white and black, red (very important!), the clock, the hand that holds the and creates the circus. It’s fantastic.

The development of the story is very slow and each chapter not only jumps from character to character, but also over time. It may seem a little confusing at first, and it can cut the rhythm, but it poses so many questions that it forces you to move forward, page after page. It may not be for everyone, but I love slow developments, which lay the foundations for a story full of surprises and magic. There are also several elements of foreboding scattered here and there, which increase the questions and the need for answers, chapter after chapter. Towards the end I was so tense that I had to stop reading to take a deep breath and calm down a bit. The opiate effect that this book has had on my poor heart and my labile psyche is indescribable.

The style is impeccable and vivid. I had never read anything that stimulated all five senses: I perceived smells, felt the taste of food on my tongue, tickled my ears and eyesight, I touched leaves, fabrics and glass flasks. It is such a lively book, like the circus itself, that it is a real mystical experience. You don’t read this book: you live it. I felt like I was walking between those pages and marveling at every corner. Erin Morgenstern has a gift and is to make you feel cold when the temperature drops, or to see the future in the stars when a character reads them like an open book. There are short chapters in which the book addresses the reader in second person and it was really like visiting the circus and experiencing all the magic it contains. I saw the story unfold exactly before my eyes and the desire to really visit every tent and immerse myself in illusions was, and still is, beyond words.

«I would have written you, myself, if I could put down in words everything I want to say to you. A sea of ink would not be enough.»

«But you built me dreams instead.»

There is this one scene of a kiss, in particular, that stopped my heart for a few moments. I had to (again) put the book down to recover, because it is so beautiful, powerful and tangible that it still makes me shiver. I really want to draw that scene.

But it is the subtle line between reality and illusion that has been, for me, the diamond of The Night Circus: in this world some people can bend reality as they please; there are those who were born with this gift, those who had to learn it from books; and who, however, does not believe in such nonsense and prefers to be enchanted by the acrobatics of the illusionists in a circus, wondering where the trick is. This book makes you dream because it has the power to make you believe that all this can be real.

The characters, especially Celia and Marco, are credible: they have flaws and weaknesses, they make mistakes and they are afraid, and this does not obscure their strengths, rather it highlights them even more. They spend a few scenes together, but when they do… woah. Their relationship and competition was born and developed before they could meet and for this reason every step towards something more is synonymous with tragedy. They must duel with illusions, according to very unclear and unwritten rules, until a winner is decreed. But who decides who wins? When? How? What will be the consequences?

Bailey, Poppet e Widget.

I loved these three and their friendship, despite their differences. It was a breath of fresh air between tension and sadness. But they are not just a few minutes of lightheartedness; they grew up with the circus, some outside and some inside, and they play a pivotal role—even if they don’t know it yet.

And the circus. Holy cow, the circus. Le Cirque des Rêves. It’s the theater of the competition. It’s also a character that grows and changes over the years and with its inhabitants. It has its own character, a changing and shining appearance. It’s as strong as the wind and fragile as a house of cards. It jumps from city to city without warning, appears and disappears without explanation, but remains so much in the mind and heart of visitors that it even has its fans, the rêveurs, of which I am proudly part of. I don’t want to spoil the surprise to those who haven’t read it yet, but I loved every tent—especially the Ice Garden. But also the one with bottles and various containers (who has read it knows what they are full of).

And I would like to talk about the complex Hector and Alexander, the closest thing to a villain (even if, to me, this book is full of grey characters, instead of good and bad ones); and the mysterious Tsukiko; and that good soul of Fredrick; and my colleague and architect Ethan Barris; and everyone else. But I would like to spend few words on a character who left me perplexed (perhaps underdeveloped and overshadowed by events). I’m talking about Isobel, the fortune-teller. She plays such an important role but has been relegated to a corner as the third inconvenient. Please highlight the next section to read spoilers.

Isobel and her unrequited love for Marco. I have long thought about their relationship and the magician’s faults towards her. She gave her heart to a man who never told her he loved her, who never talked about a future together, too busy trying to win his competition (and dealing with the woman he was competing against). They found themselves in a moment of solitude, united in the comfort of having found someone with whom to share their secrets and an empty flat. She offered to help Marco win the competition by joining the circus to give him news about his opponent and making him happy, without realizing that in doing so she would have lost him and he would have gotten close to the woman he would fall in love with (which he was probably already in love with before meeting her). I don’t want to justify Marco’s behaviour and his total disrespect for Isobel’s genuine feelings, and both he and the circus itself will pay the consequences, but the signs were there, clear both in the tarot cards she read herself and his gestures, but perhaps invisible to the eys of a woman in love. We have all been through it, at least once in our lives, and there is no worse blind person than someone who does not want to see. I was so sorry that her role was crumpled, despite being the pillar of the circus itself. If there is a sore point in this book, it really is her. She deserved better.

Some facts about the author:

Erin Morgenstern is an America artist and writer. Her debut novel was The Night Circus in 2011, which she wrote over the course of three NaNoWriMo (which is amazing, being this masterpiece a debut), and has published her second book in 2019, The Starless Sea and I will talk about it in the future. She has an adorable cat named Vesper and you can follow her on social medias (instagram, twitter e facebook) and her website http://erinmorgenstern.com/

 

Film adaptation

The idea of a film adaptation of The Night Circus has been rumored for years, and even if it’s taking way too long, something is developing. The Summit Entertainment bought the rights before the book publication; we know the producers names, Jeff Clifford and David Heyman (Harry Potter), and Richard Pine as executive producer; the screenplay will be written by Moira Buffini (early draft) and Annie Baker (second draft); and we have the director as well, Geremy Jasper, who signed for it in 2019. I’m terrified by the idea of a film, because I’m afraid it won’t be enough to re-create the magic of these pages, but on the other hand I can’t wait. Can you see my dilemma?

Lucky you who have not read it yet and can live the experience for the first time! For those who read it: did you like it? No? Why? Let me know in the comments below!

Oh, and if someone should know where the Cirque des Rêves will go next, please tell me. I have a very nice red scarf I’d like to use for the occasion.

PS: a little curious fact for you. Have you ever tried to send a message to the e-mail at the end of the book? Please, do.

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