{:it} 5/5
Care lettrici e cari lettori,
oggi voglio consigliarvi un libro che vi farà ridere, riflettere, imparare e piangere dopo un pugno allo stomaco. Era nella lunga lista di libri da leggere da quando guardai l’omonimo film con Lily James e Michiel Huisman su Netflix, un paio di anni fa, e ora mi chiedo perché non l’abbia letto prima. Sto parlando di *prende fiato* Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows, un romanzo storico epistolare ambientato nel secondo dopoguerra, tra Londra e l’isola britannica di Guernsey, nel Canale della Manica. C’è così tanto amore per la lettura, tra queste pagine, ma anche amicizie improbabili e lontane, immenso dolore e terrore al ricordo dei tempi dell’occupazione tedesca e il coraggio di una popolazione (e di una persona in particolare) che venne tagliata fuori dal resto della Gran Bretagna durante la guerra. È di una bellezza e delicatezza uniche e voglio spiegarvi perché—senza spoiler liberi, come sempre.
Dalla trama ufficiale:
È il 1946 e Juliet Ashton, giovane giornalista londinese di successo, è in cerca di un libro da scrivere. All’improvviso riceve una lettera da Dawsey Adams – che per caso ha comprato un volume che una volta le era appartenuto – e, animati dal comune amore per la lettura, cominciano a scriversi. Quando Dawsey le rivela di essere membro del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, in Juliet si scatena la curiosità di saperne di più e inizia un’intensa corrispondenza con gli altri membri del circolo. Mentre le lettere volano avanti e indietro attraverso la Manica con storie della vita a Guernsey sotto l’occupazione tedesca, Juliet scopre che il club è straordinario e bizzarro come il nome che porta.
Una commedia brillante (anche se nel corso della narrazione emergono tradimenti, bassezze, vigliaccherie) che parla di amore per i libri, di editori, scrittori e lettori, e poi di coraggio di fronte al male, di lealtà e amicizia, e di come i libri ti possano salvare la vita.
Non è facile rendere l’idea di un luogo e di un determinato periodo storico attraverso la narrazione epistolare, ma questo libro ci riesce: dipinge, poco a poco, una realtà in ginocchio, che ha voglia di rialzarsi sui propri piedi e lo fa con determinazione, ma anche con tanta stanchezza. Ogni lettera contiene qualche piccolo indizio sulla vita di Londra e quella di Guernsey—quella mondana della città e le mansioni più umili sull’isola—ma anche i racconti terribili durante la guerra, la fame, le ingiustizie, e quelli più divertenti e assurdi.
Da un semplice libro, il comune amore per un autore e una lettera inaspettata, Juliet intavola un’assidua corrispondenza con diversi abitanti di Guernsey, molti dei quali parte del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey (altri, invece, se ne tengono ben lontani), e impareranno a conoscersi a distanza e a diventare amici prima ancora di incontrarsi. I personaggi che si danno il cambio, tra una lettera e l’altra, sono numerosi, ben caratterizzati e uno diverso dall’altro; così tangibili che ho faticato a credere che non siano esistiti davvero. Ce ne sono di tutti i tipi e anche quelli secondari, quelli che compaiono solo una volta, sono memorabili. E, anche se è difficile crederlo in un romanzo epistolare, non sono piatti e cambiano nel corso della narrazione.
Ecco ciò che amo della lettura: di un libro ti può interessare un particolare, e quel particolare ti condurrà a un altro libro, e da lì arriverai a un terzo. E’ una progressione geometrica. Senza altro scopo che il puro piacere
C’è Sidney, il migliore amico che tutti vorremmo: spiccato, sarcastico e sempre pronto a proteggerci; Dawsey, di poche parole quando lo si incontra di persona, ma un chiacchierone su penna; un uomo che, trasposizione cinematografica figa di Michiel Huisman a parte, vorrei avere accanto per il resto della vita; Isola, eccentrica e simpatica, che dispensa infusi a destra e a sinistra e va a caccia di misteri; Amelia, la figura protettiva e materna di questo strambo gruppo di persone; Kit, piccola e adorabile Kit che cammina scalza e parla senza pronunciare certe lettere; Elizabeth, la persona che lega il Club del Libro e tutta la comunità di Guernsey, coraggiosa e piena di amore.
E poi c’è la nostra protagonista, Juliet: un’eroina che combatte con la penna e la macchina da scrivere—ma anche con una teiera in testa se necessario. È una donna forte e determinata, pronta a lasciare la sua vita di Londra pur di raccontare quella del Club del Libro, e incredibilmente spiritosa—forse anche troppo, vista la fine della guerra così vicina, ma ho adorato i suoi commenti frivoli e divertenti.
Forse i libri hanno un istinto segreto. Cercano una casa, e trovano il loro lettore ideale.
C’è tanto amore, in questo libro: quello per la lettura (oh, quante citazioni meravigliose!); quello che ha tenuto insieme famiglie separate dalla guerra; quello che ha unito il Club per proteggere la piccola Kit in attesa del ritorno della madre; quello nei piccoli (ma grandi) gesti di aiuto e compassione; e anche amore romantico—un amore proibito e un segreto pericoloso, ma anche un amore timido e timoroso di rovinare un’amicizia profonda, e un amore possessivo e costoso. Ma quest’ultimo è così ben amalgamato nell’intreccio di racconti che non è mai opprimente, ma anzi: è un contorno che alleggerisce il cuore, e lo fa pesante allo stesso tempo.
La parte finale è stata portata a termine dalla nipote della scrittrice, ormai malata da tempo e incapace di proseguire da sola. Un po’, questo cambio di mani, si sente; ma non mi sento di essere severa nel giudizio. Mi ha lasciata con la voglia di leggere altro di questi personaggi, quindi deduco che sia un buon finale.
È un libro che racconta di come leggere possa essere davvero una via di salvezza nei momenti più bui: un vero e proprio inno alla lettura, alla scoperta di vecchi e nuovi autori e autrici, allo scambio di idee e opinioni. Un libro capace di farmi sorridere come una deficiente, con gli occhi offuscati dalle lacrime. Lo fa con umorismo e delicatezza, nonostante la devastazione di quel periodo storico. È forse proprio questa leggerezza che potrebbe non piacere, così come lo stile epistolare, ma per me una cosa è certa: alla fine ho avuto una gran voglia di andare a Guernsey. E di spedire qualche lettera ai suoi abitanti.
Non riesco a immaginare niente di più deprimente che passare il resto della vita accanto a qualcuno con cui non posso parlare o, peggio ancora, qualcuno con cui non posso stare in silenzio.
Differenze con il film
Ce ne sono parecchie (inizio spoiler: evidenziate il testo se non avete paura di spoilerarvi qualcosa), prima fra tutte il fatto che Juliet non vada subito a Guernsey, come accade nel film. Trascorrono numerosissime lettere prima che Juliet prenda in considerazione di andarci. Questo implica anche che le persone con cui corrisponde imparano a conoscerla e a fidarsi di lei come una di loro, compresa Amelia (che nel film, all’inizio, la detesta e la guarda con sospetto). Un’altra differenza è Mark, il corteggiatore (nel film fidanzato) di Juliet: nella trasposizione cinematografica lei accetta la proposta di matrimonio proprio all’inizio, poco prima che si imbarchi per l’isola; nel libro lo rifiuta per ben due volte (YESSS). (fine spoiler) Ma, incredibile ma vero, questa trasposizione non mi è dispiaciuta, anzi! Hanno amalgamato per bene lo spirito del libro, pur con le differenze che ci sono, ed è delizioso. Guardatelo—dopo aver letto il libro. Non fate come me.
Qualche curiosità sulle autrici
Mary Ann Shaffer nacque nel 1934 in West Virginia. Prima ancora di essere autrice, fu libraia, bibliotecaria ed editor di una casa editrice. Alla fine degli anni settanta rimase bloccata nell’aeroporto di Guernsey e quel posto le rimase talmente tanto nel cuore che, quando decise di scrivere un romanzo (grazie anche all’incoraggiamento del Club del libro di cui faceva parte) Guernsey le tornò subito alla mente. Si ammalò verso la fine della stesura e chiese alla nipote, Annie Barrows, di aiutarla a finirlo. Purtroppo Shaffer morì poco prima dell’uscita del libro
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Per chi lo ha letto: vi è piaciuto? No? Avete visto il film? Raccontatemelo nei commenti!
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Care lettrici e cari lettori,
oggi voglio consigliarvi un libro che vi farà ridere, riflettere, imparare e piangere dopo un pugno allo stomaco. Era nella lunga lista di libri da leggere da quando guardai l’omonimo film con Lily James e Michiel Huisman su Netflix, un paio di anni fa, e ora mi chiedo perché non l’abbia letto prima. Sto parlando di *prende fiato* Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows, un romanzo storico epistolare ambientato nel secondo dopoguerra, tra Londra e l’isola britannica di Guernsey, nel Canale della Manica. C’è così tanto amore per la lettura, tra queste pagine, ma anche amicizie improbabili e lontane, immenso dolore e terrore al ricordo dei tempi dell’occupazione tedesca e il coraggio di una popolazione (e di una persona in particolare) che venne tagliata fuori dal resto della Gran Bretagna durante la guerra. È di una bellezza e delicatezza uniche e voglio spiegarvi perché—senza spoiler liberi, come sempre.
Dalla trama ufficiale:
È il 1946 e Juliet Ashton, giovane giornalista londinese di successo, è in cerca di un libro da scrivere. All’improvviso riceve una lettera da Dawsey Adams – che per caso ha comprato un volume che una volta le era appartenuto – e, animati dal comune amore per la lettura, cominciano a scriversi. Quando Dawsey le rivela di essere membro del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, in Juliet si scatena la curiosità di saperne di più e inizia un’intensa corrispondenza con gli altri membri del circolo. Mentre le lettere volano avanti e indietro attraverso la Manica con storie della vita a Guernsey sotto l’occupazione tedesca, Juliet scopre che il club è straordinario e bizzarro come il nome che porta.
Una commedia brillante (anche se nel corso della narrazione emergono tradimenti, bassezze, vigliaccherie) che parla di amore per i libri, di editori, scrittori e lettori, e poi di coraggio di fronte al male, di lealtà e amicizia, e di come i libri ti possano salvare la vita.
Non è facile rendere l’idea di un luogo e di un determinato periodo storico attraverso la narrazione epistolare, ma questo libro ci riesce: dipinge, poco a poco, una realtà in ginocchio, che ha voglia di rialzarsi sui propri piedi e lo fa con determinazione, ma anche con tanta stanchezza. Ogni lettera contiene qualche piccolo indizio sulla vita di Londra e quella di Guernsey—quella mondana della città e le mansioni più umili sull’isola—ma anche i racconti terribili durante la guerra, la fame, le ingiustizie, e quelli più divertenti e assurdi.
Da un semplice libro, il comune amore per un autore e una lettera inaspettata, Juliet intavola un’assidua corrispondenza con diversi abitanti di Guernsey, molti dei quali parte del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey (altri, invece, se ne tengono ben lontani), e impareranno a conoscersi a distanza e a diventare amici prima ancora di incontrarsi. I personaggi che si danno il cambio, tra una lettera e l’altra, sono numerosi, ben caratterizzati e uno diverso dall’altro; così tangibili che ho faticato a credere che non siano esistiti davvero. Ce ne sono di tutti i tipi e anche quelli secondari, quelli che compaiono solo una volta, sono memorabili. E, anche se è difficile crederlo in un romanzo epistolare, non sono piatti e cambiano nel corso della narrazione.
Ecco ciò che amo della lettura: di un libro ti può interessare un particolare, e quel particolare ti condurrà a un altro libro, e da lì arriverai a un terzo. E’ una progressione geometrica. Senza altro scopo che il puro piacere
C’è Sidney, il migliore amico che tutti vorremmo: spiccato, sarcastico e sempre pronto a proteggerci; Dawsey, di poche parole quando lo si incontra di persona, ma un chiacchierone su penna; un uomo che, trasposizione cinematografica figa di Michiel Huisman a parte, vorrei avere accanto per il resto della vita; Isola, eccentrica e simpatica, che dispensa infusi a destra e a sinistra e va a caccia di misteri; Amelia, la figura protettiva e materna di questo strambo gruppo di persone; Kit, piccola e adorabile Kit che cammina scalza e parla senza pronunciare certe lettere; Elizabeth, la persona che lega il Club del Libro e tutta la comunità di Guernsey, coraggiosa e piena di amore.
E poi c’è la nostra protagonista, Juliet: un’eroina che combatte con la penna e la macchina da scrivere—ma anche con una teiera in testa se necessario. È una donna forte e determinata, pronta a lasciare la sua vita di Londra pur di raccontare quella del Club del Libro, e incredibilmente spiritosa—forse anche troppo, vista la fine della guerra così vicina, ma ho adorato i suoi commenti frivoli e divertenti.
Forse i libri hanno un istinto segreto. Cercano una casa, e trovano il loro lettore ideale.
C’è tanto amore, in questo libro: quello per la lettura (oh, quante citazioni meravigliose!); quello che ha tenuto insieme famiglie separate dalla guerra; quello che ha unito il Club per proteggere la piccola Kit in attesa del ritorno della madre; quello nei piccoli (ma grandi) gesti di aiuto e compassione; e anche amore romantico—un amore proibito e un segreto pericoloso, ma anche un amore timido e timoroso di rovinare un’amicizia profonda, e un amore possessivo e costoso. Ma quest’ultimo è così ben amalgamato nell’intreccio di racconti che non è mai opprimente, ma anzi: è un contorno che alleggerisce il cuore, e lo fa pesante allo stesso tempo.
La parte finale è stata portata a termine dalla nipote della scrittrice, ormai malata da tempo e incapace di proseguire da sola. Un po’, questo cambio di mani, si sente; ma non mi sento di essere severa nel giudizio. Mi ha lasciata con la voglia di leggere altro di questi personaggi, quindi deduco che sia un buon finale.
È un libro che racconta di come leggere possa essere davvero una via di salvezza nei momenti più bui: un vero e proprio inno alla lettura, alla scoperta di vecchi e nuovi autori e autrici, allo scambio di idee e opinioni. Un libro capace di farmi sorridere come una deficiente, con gli occhi offuscati dalle lacrime. Lo fa con umorismo e delicatezza, nonostante la devastazione di quel periodo storico. È forse proprio questa leggerezza che potrebbe non piacere, così come lo stile epistolare, ma per me una cosa è certa: alla fine ho avuto una gran voglia di andare a Guernsey. E di spedire qualche lettera ai suoi abitanti.
Non riesco a immaginare niente di più deprimente che passare il resto della vita accanto a qualcuno con cui non posso parlare o, peggio ancora, qualcuno con cui non posso stare in silenzio.
Differenze con il film
Ce ne sono parecchie (inizio spoiler: evidenziate il testo se non avete paura di spoilerarvi qualcosa), prima fra tutte il fatto che Juliet non vada subito a Guernsey, come accade nel film. Trascorrono numerosissime lettere prima che Juliet prenda in considerazione di andarci. Questo implica anche che le persone con cui corrisponde imparano a conoscerla e a fidarsi di lei come una di loro, compresa Amelia (che nel film, all’inizio, la detesta e la guarda con sospetto). Un’altra differenza è Mark, il corteggiatore (nel film fidanzato) di Juliet: nella trasposizione cinematografica lei accetta la proposta di matrimonio proprio all’inizio, poco prima che si imbarchi per l’isola; nel libro lo rifiuta per ben due volte (YESSS). (fine spoiler) Ma, incredibile ma vero, questa trasposizione non mi è dispiaciuta, anzi! Hanno amalgamato per bene lo spirito del libro, pur con le differenze che ci sono, ed è delizioso. Guardatelo—dopo aver letto il libro. Non fate come me.
Qualche curiosità sulle autrici
Mary Ann Shaffer nacque nel 1934 in West Virginia. Prima ancora di essere autrice, fu libraia, bibliotecaria ed editor di una casa editrice. Alla fine degli anni settanta rimase bloccata nell’aeroporto di Guernsey e quel posto le rimase talmente tanto nel cuore che, quando decise di scrivere un romanzo (grazie anche all’incoraggiamento del Club del libro di cui faceva parte) Guernsey le tornò subito alla mente. Si ammalò verso la fine della stesura e chiese alla nipote, Annie Barrows, di aiutarla a finirlo. Purtroppo Shaffer morì poco prima dell’uscita del libro
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Per chi volesse leggerlo, potete trovarlo su Amazon.
Per chi invece lo ha letto: vi è piaciuto? No? Avete visto il film? Raccontatemelo nei commenti!
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