{:it} 4/5
Care lettrici e cari lettori,
Oggi vi parlo di un libro che, da sarda e amante dei pirati, non potevo non leggere, specie perché mi è capitato di curiosare qualche commento che parlava di grasse risate e mi son detta: DEVO AVERLO.
Nessuno mi aveva avvertita che alla fine avrei anche pianto.
Perché sì, questo romanzo non racconta solo dell’idea di una folle donna che sogna di diventare pirata e non ne combina una giusta, battuta dopo battuta. Questa è una storia di violenze domestiche, di emancipazione femminile, di rivalsa, di morte, di ipocrisia e di speranza.
Ma, prima di iniziare, come sempre vi lascio la trama.
Dalla trama ufficiale:
Sardegna, 1600.
Intrappolata in un’isola deprimente e in un matrimonio disastroso, la ribelle Fiammetta rincorre il sogno folle di diventare piratessa. Da anni prepara la fuga a bordo del veliero che ha acquistato in gran segreto da un mercante genovese, e adesso la sua ciurma composta da mogli insoddisfatte sembra pronta al grande varo. L’occasione perfetta si presenta quando Stellina, una ragazzina dotata di strani poteri, promette di condurla al mitico tesoro sepolto del leggendario pirata Capitan Sauro.
Ma tutto si complica quando Ambrosio, cacciatore di streghe per la Santa Inquisizione spagnola, posa i suoi occhi sulla ragazzina. Lui sa bene che gli spiriti Zipa, come quello che infesta il corpo di Stellina, possono percepire l’oro del Nuovo Mondo… oro che il bieco inquisitore brama disperatamente.
La posta in gioco si alza. Fiammetta e la sua ciurma di donne sbandate devono imbarcarsi in una sfida impossibile: trovare il tesoro prima degli spagnoli, oppure la libertà sarà l’ultima delle loro preoccupazioni!
È la prima volta che leggo della mia terra come protagonista di un fantasy e ho adorato ogni descrizione del mare cristallino, dei profumi e dei sapori della macchia mediterranea, degli usi e costumi della mia gente… ma anche la parte più misera di un’isola che è sempre stata sfruttata da chicchessia e non ne ha mai raccolto i frutti, se non povertà e arretratezza. L’unica mancanza, forse, è il sardo. Ci sono modi di dire e accenti genovesi, e si parla spagnolo, ma pochissimo, davvero pochissimo sardo.
Ciò che spicca tra queste pagine, però, sono le donne. Le protagoniste di questo libro non sono le tipiche eroine, giovani, belle e senza paura: no, sono l’esatto opposto. Sono adulte invecchiate prima del tempo, appassite dalle percosse e dalla vita; e non hanno la minima idea di cosa stanno facendo, non sanno neppure da che parte si tiene una spada! Ma sono stanche e arrabbiate e terrorizzate di essere trattate come semplici oggetti di proprietà degli uomini.
Fiammetta, la protagonista, è strepitosa nel suo essere imperfetta. Sfregiata in viso dal marito, si imbarca (letteralmente) in un’impresa impossibile. È avventata e piena di sé, maleducata – oh, le sue esclamazioni! –, testarda come solo una sarda può essere e tremendamente ingenua, cose per cui pagherà un prezzo molto caro. Ma è soprattutto umana, perché a questi mille difetti si bilancia l’amore per le sue donne, la comprensione per le loro paure e la capacità di sacrificarsi per la loro salvezza. Le voglio un bene enorme.
Poi abbiamo Ambrosio (anche se preferisco AmbroGio 😂), un Inquisitore temuto e atipico per i suoi comportamenti da gentiluomo e le sue motivazioni. È l’unico uomo in tutto il romanzo che vede Fiammetta per quello che è e la rispetta per questo, considerandola sua pari. Le dinamiche che li vedono protagonisti sono frizzanti e ma anche tanto profonde, perché sottolineano il vero significato di femminismo: non la supremazia femminile sul genere maschile, ma semplicemente i pari diritti. E se da una parte lei non si fida di lui in quanto uomo, dall’altra entrambi cercano la stessa cosa: la libertà.
E poi c’è Diamante, di nome e di fatto. Una compagna d’avventura brillante e un’amica sempre fedele, ma che sa come mettere in riga anche una testona come Fiammetta.
Ci sono tantissimi altri personaggi secondari che meriterebbero una menzione, comprese le Zipa e il loro rapporto con i dobloni spagnoli, e quelli più schifosi come Rodrigo e i mariti delle nostre piratesse, ma lascio a voi la scoperta.
A proposito di Zipa: il sistema magico è molto semplice e comprensibile, anche se non conosceremo subito il vero legame tra le streghe e i dobloni spagnoli e il perché stiano svuotando le casse della Corona Spagnola. Sperò però che venga approfondito nel prossimo romanzo, perché ho parecchie domande che non hanno risposta e sono curiosa di sapere!
La narrazione si divide in tre linee diverse: i capitoli di Fiammetta sono narrati in prima persona e si dividono tra gli avvenimenti attuali e quelli del passato che l’hanno portata ad acquisire la sua nave, mentre i capitoli di Ambrosio sono in terza. Scelta interessante che all’inizio mi ha un po’ confusa, ma alla fine ci si fa l’abitudine.
La seconda metà del romanzo è impossibile da mettere giù e alcune morti mi hanno stesa, oltre che sorpresa. Il finale, però, per quanto scoppiettante (pun intended) mi ha lasciata con l’amaro in bocca. Spero di non fare spoiler dicendo che da una parte lo comprendo, perché si parla comunque di donne inesperte capitanate da una che non ne azzecca una, dall’altra speravo che Fiammetta riuscisse a sistemare il sistemabile con la sua sola forza d’animo. Non mi ha completamente delusa perché questi stessi dubbi ce li ha anche lei alla fine e sono davvero curiosa di sapere come prosegue e come si evolverà il suo personaggio. Fortuna che insieme al primo libro ho comprato anche il secondo!
Leggetelo, leggetelo, leggetelo!
Qualche curiosità sull’autrice
Titania Blesh scrive fantasy e fantascienza da sempre. A 12 anni (!) conclude il suo primo romanzo sci-fi ed esordisce proprio con A Colpi di Cannonau nel 2020. Vince il Premio Cassiopea 2022 con Chelabron, edito Dark Zone Edizioni. Potete seguirla su instagram e su suo sito.
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Vi piacciono le storie sui pirati? E questo, lo leggerete? Lo avete letto? Raccontatemelo nei commenti!
{:}{:en} 5/5
tba
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