Revisione_ITA

Come già detto, se siete tra coloro che scrivono una trama super dettagliata prima ancora di iniziare la stesura del manoscritto, è molto difficile che ci siano buchi o incongruenze. Se, invece, iniziate a scrivere senza un’idea precisa, o una via di mezzo tra le due (come me), è bene concentrarsi sul quadro generale e porsi le seguenti domande:

  • riuscite a riassumere in una frase la vostra storia? Per esempio: Un hobbit deve distruggere un potente anello che tutti desiderano, per evitare la rovina dei popoli liberi.
  • Le domande che sorgono durante la lettura, grandi o piccole che siano, hanno trovato una risposta soddisfacente o c’è qualcosa che sfugge?
  • Ogni evento raccontato scorre in modo logico o c’è qualche buco?
  • I fili delle varie trame si intrecciano nel finale? Se no, è necessario tenere quella trama secondaria fine a se stessa? (Sì, nel caso dia profondità alla narrazione; no, se è messa lì solo per riempire.)
  • I colpi di scena sono ben spalmati lungo la narrazione? Sono prevedibili? Il motore che muove la narrazione si intensifica gradualmente nel corso del libro o ci sono momenti di stasi?
  • L’inizio e la fine sono soddisfacenti in termine di posta in gioco e arco narrativo? La trama è avvincente e credibile?
  • Ci sono evidenti lacune nella ricerca effettuata prima o durante la stesura, relativa allo sviluppo di personaggi/temi/worldbuilding?
  • Il tema del racconto è sviluppato in modo chiaro attraverso il conflitto dei personaggi e da ciò che desiderano? Si risolve con l’ultimo capitolo? (Anche se si tratta di una serie, è bene chiudere un arco narrativo. Basti pensare ai libri di HP: pur avendo un filo che li collega tutti—sconfiggere Voldemort—ognuno ha una trama a sé stante, ovvero l’anno scolastico che si apre e si chiude, con tutte le avventure del caso.)

I personaggi sono strettamente legati alla trama, sia che il racconto sia dal loro punto di vista o di qualcun altro: se sono piatti, o se mancano le giuste motivazioni, di sicuro tutta la storia ne risentirà. Per ogni personaggio, principale o secondario, bisogna chiedersi diverse cose:

  • le motivazioni che spingono Personaggio X (protagonista e/o antagonista) ad andare avanti, anche se ha tutto e tutti contro, sono abbastanza forti e comprensibili?
  • Alla fine della storia, il Personaggio X subisce una crescita (o decrescita) rispetto all’inizio della storia, oppure rimane piatto? (Ci deve sempre essere un cambiamento, qualsiasi ostacolo abbia affrontato il vostro protagonista.)
  • In che modo i personaggi secondari aiutano a mandare avanti la storia? Hanno, come i protagonisti, un arco narrativo che si chiude alla fine del libro e che li fa crescere? Se no, come si può migliorare?
  • Personaggio Y secondario è rilevante ai fini della storia? Motiva il personaggio principale? Muove la trama? Se lo si elimina, la narrazione subisce una grave perdita o i fatti proseguono senza problemi? (Se la risposta è quest’ultima, è bene pensare di eliminarlo—a meno che non ci sia un evidente arco narrativo che ne sviluppi la storia parallelamente a quella principale; in questo caso consiglio di tenerlo, perché rende il mondo e i personaggi che si muovono intorno al* protagonista reali e tangibili.)
  • Può succedere anche il contrario, come per il mio libro in progress (di cui parlerò in futuro), ovvero che si senta la mancanza di uno o più personaggi al fine di dare un significato maggiore alla storia; in questo caso perché si dovrebbero aggiungere? Qual è il loro scopo e quali sono le loro motivazioni? Come cambia la narrazione?
  • I personaggi, principali e non, hanno tratti, forze e debolezze chiari e realistici? Sono sempre credibili e coerenti con se stessi, con il loro passato e con gli ostacoli che trovano?
  • In caso di numerosi personaggi, questi sono stati presentati troppo velocemente? O ci si è soffermati troppo su ogni nuova comparsa senza spalmare informazioni qui e là?
  • Personaggio X, Y e Z si comportano in maniera coerente per tutto il libro, nonostante i cambiamenti normali che subiscono interiormente, o fanno e dicono cose che sono in contrasto con i loro ideali?

La scelta del narratore (o dei narratori) è fondamentale e non dovrebbero esserci dubbi su quale sia (tranne per me, che, per qualche giorno, ho tentato di riscrivere tutto dalla terza singolare alla prima persona, per poi tornare sui miei passi *facepalm*). Ciò su cui bisogna concentrarsi nella rilettura è che rimanga coerente e chiara per tutta la narrazione, o che subisca una trasformazione insieme al personaggio se ha senso per la storia. Di solito mantengo un solo punto di vista, ma nel caso in cui ce ne sia più di uno è bene chiedersi se sia quello giusto per quella scena/capitolo.

Di seguito una checklist di cose da controllare, oltre quanto detto adesso:

  • ci sono elementi di “foreshadow”, ovvero piccoli indizi che anticipano il futuro, nel corso della narrazione? Se sì, sono sufficientemente subdoli ed effettivi da non spoilerare la trama? (Adoro inserirli. È una delle cose che preferisco. Mwahaha!)
  • Il linguaggio è troppo poetico e pomposo e non contribuisce alla storia?
  • Il “show, don’t tell” è importante per immergere il lettore nella scena; lo avete usato? (Se sì, mi raccomando: non abusatene. Come tutte le cose, il troppo storpia).

Passiamo alla voce dei personaggi, ovvero ai dialoghi: quando due o più personaggi interagiscono voglio che lo facciano con uno scopo, cioè dare informazioni rilevanti alla trama, muoverla avanti o indietro. Ogni dialogo deve avere un reale motivo per esistere, anche solo per descrivere i personaggi ancora poco conosciuti attraverso il loro modo di parlare, i loro ideali, che lavoro fanno, la loro paura più grande. Mi raccomando: non forzate queste informazioni durante un dialogo, ma lasciate che si sviluppino in maniera naturale. Non inseritele per forza perché non sapete dove altro metterle.

Quando abbiamo a che fare con diversi, e magari numerosi, personaggi, è normale che ognuno di loro sia riconoscibile dalla propria voce. Pensiamo alle persone che ci circondano: usano intercalari, parlano in fretta o molto lentamente, balbettano, o parlano a grugniti, usano un linguaggio colorito oppure dicono perdindirindina. Definire una voce per ogni personaggi è fondamentale per dare loro dimensione. Altra cosa molto importante: i dialoghi devono rispecchiare il tempo e il luogo in cui si svolgono le vicende: una persona in epoca vittoriana non può parlare come una che abita a Londra nel 2021, quindi tenete d’occhio a qualche esclamazione o modo di dire che potrebbe esservi scappata.

Mi dilungo fin troppo nelle descrizioni dei luoghi e dei costumi e di tutto ciò che rende reale un mondo di finzione; è un mio punto debole e ne sono consapevole (tutta colpa del Professor Tolkien), quindi so che in fase di revisione è una di quelle cose che devo tagliare nei limiti del possibile. Ma occhio a non fare il contrario: come per tutte le cose bisogna bilanciarle. In linea di massima, oltre eventuali tagli, mi chiedo sempre:

  • oltre alla vista, sono stati utilizzati tutti i sensi per descrivere l’ambiente in cui si svolgono le vicende? (È importantissimo stuzzicare anche olfatto, udito, tatto—e anche gusto se possibile. Magari non tutti insieme, ma almeno uno tra questi oltre la vista.)
  • come per i dialoghi, tutto ciò che comprende il worldbuilding (dalle maniere, oggetti, metodi di trasporto, politica, etc.) è coerente con il luogo e il tempo in cui si svolgono le vicende?
  • Se si cambiasse l’ambientazione e il tempo, la trama cambierebbe significativamente? Come si può rafforzare il worldbuilding in modo che sia importante anche per la trama?
  • Il tempo e i luoghi sono ben comprensibili in ogni capitolo o scena?

Capitoli e scene devono avere un arco narrativo proprio come il libro stesso, ovvero un inizio accattivante, una parte centrale che sviluppi dei problemi e cerchi delle soluzioni, e un finale che chiuda il cerchio ma che ponga altre domande al lettore, invogliandolo a voltare pagina.

Il capitolo più importante, forse, è il primo, perché è quello che fa scegliere ai lettori di leggere il libro o no, e che fa chiedere: chi sono questi personaggi?, qual è il loro desiderio più grande?, cosa li ferma dal raggiungerlo? (oppure ha l’effetto opposto se scritto male, ovvero non incuriosisce affatto).

Per ogni capitolo (e di conseguenza per ogni scena, se ce n’è più di una in un capitolo) bisogna domandarsi:

  • la prima scena attira l’attenzione e inizia al momento giusto? O parte in un momento di stasi in cui non succede niente? (È importante che si inizi nel bel mezzo dell’azione, e non con il personaggio principale che si sveglia la mattina e prepara la colazione—a meno che non sia di vitale importanza. Con questo non voglio dire necessariamente che la prima scena debba contenere una sparatoria o l’arrivo immediato del cattivo di turno: ma deve porre domande, incuriosire, muovere il/la protagonista fuori dalla propria confort-zone, ovvero ciò che lo/la spingerà per il resto della narrazione.)
  • Questo capitolo/questa scena manda avanti la storia? In che modo sta contribuendo alla trama? È necessario che ci sia, o se si tagliasse non cambierebbe niente? E se si spostasse? Qual è la parte più debole e perché? In che modo è possibile rafforzarla?
  • Come sono il tono e il ritmo (di cui parleremo nella scheda successiva)? Sono adatti alle scene e al mood della situazione?
  • C’è un buon collegamento tra un capitolo e l’altro (o tra una scena e l’altra)? Scorre bene o è troppo brusco?

Occhio alla lunghezza dei capitoli: ho la brutta abitudine di scrivere un capitolo lunghissimo e quello successivo la metà del precedente. Questo non vuol dire che non si possa fare, di tanto in tanto, ma cercate di mantenere una lunghezza che sia appropriata alla narrazione e più o meno coerente tra tutti i capitoli.

Per questa parte della revisione valgono tutti i suggerimenti relativi alla trama, ovvero sui colpi di scena, foreshadowing, eventuali lacune, etc. 

Questo è solo un breve appunto per ricordarsi di controllare sempre, e più volte, che la cronologia abbia un senso logico: non parlo solo dell’ordine in cui avvengono i fatti (giacché uno potrebbe fare salti temporali da un capitolo all’altro, come in The Night Circus). Mi riferisco anche alla coerenza con date storiche, che il tempo impiegato da un calesse per attraversare un chilometro di strada bianca si sia calcolato bene, e così via.

Nel caso di un fantasy bisogna stare attenti a mantenere coerente il sistema cronologico del mondo (nel caso abbiate cambiato il modo in cui si susseguono le stagioni, o il numero di ore in un giorno, e così via). Ma anche nel caso in cui ambientaste il vostro libro in un emisfero diverso dal vostro.

Non da ultimo, è bene controllare che la narrazione scorra senza intoppi nel caso ci siano salti temporali e che questi siano ben evidenziati. Se durante l’editing della trama sono stati spostati capitoli o scene, assicuratevi di aver cambiato anche tutto ciò che riguarda la cronologia, se necessario (magari si cita un incontro del martedì precedente, ma in realtà si intende il martedì che deve ancora arrivare).

Qui va tutto ciò che potrebbe esserci scappato: occhi che cambiano colore da un capitolo all’altro; personaggi che compaiono nella scena senza prima averli introdotti (o che non dovrebbero comparire affatto); nomi di personaggi secondari che cambiano insieme al colore degli occhi (a-ehm).

Ma anche personaggi che compaiono all’inizio e poi svaniscono per tutto il libro, per poi comparire alla fine, comprese le trame secondarie. È successo a me con la sorella della protagonista; ho dovuto scrivere capitoli interi in più per colpa sua. In mia difesa, era parecchio piatta e forse per questo è semplicemente sparita; riprenderla mi ha aiutata a renderla più tridimensionale e utile.

Il ritmo della narrazione deve seguire l’andamento della trama, ovvero: più ci si avvicina all’azione e al momento culmine, più il ritmo deve essere veloce. Questo non vuol dire che non si possa intervallare tra lento e veloce, a seconda della trama; o che un ritmo veloce non possa essere fermato da uno più lento per riprendere fiato. Dipende sempre tutto da come si bilancia il tutto.

Quando devo lavorare sul ritmo in realtà ho già iniziato la parte dell’editing stilistico: più le frasi sono lunghe, più il ritmo è lento; viceversa, frasi più concise incitano a una lettura (e quindi a una sequenza di avvenimenti) più veloce.

Anche l’introspezione aiuta a rallentare il ritmo, così come i dialoghi lo ravvivano.

È la parte finale, quella delle decorazioni in casa! È il momento in cui si esamina frase per frase, parola per parola, e si cerca di rendere la lettura più facile, eliminare ripetizioni, usare i vocaboli giusti per evocare una certa sensazione, etc. Bisogna chiedersi se ogni frase sia necessaria, se aggiunge qualcosa in più alla storia, se può essere migliorata. È anche il momento in cui bisogna uniformare il proprio stile di scrittura (sia esso sarcastico, malinconico, romantico, etc.). Occhi a non usare troppe metafore e similitudini già sentite ed evitiamo linguaggi troppo poetici (a meno che il tempo e il libro lo richiedano).

L’ultimissima cosa da fare è correggere eventuali errori grammaticali e di sintassi. Dopo tutto questo lavoro, rimodificate il font del manoscritto e aumentatene la dimensione: vi aiuterà a scorgere errori più velocemente. Come per la struttura del libro e le macro aree da revisionare, evidenziate tutte quelle parole che si ripetono spesso e assicuratevi che siano ben bilanciate sia all’interno di un capitolo che di una pagina (se usate Scrivener, potete anche usare una funzione che conteggia le parole più utilizzate).

Il correttore di Word può aiutare tanto, ma certi refusi non li vede, quindi bisogna stare molto, molto attenti. Ho sentito dire che leggere a voce alta aiuta un sacco—dovrò provare a farlo… quando sarò sola in casa.

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